Descrizione
CARTA D’IDENTITÀ DELL’ALBERO DEL MIELE
L’Albero del Miele (Evodia Tetradium Daniellii) è una pianta originaria della Cina e della Corea, diffusa però in tutta l’area subtropicale dell’est dell’Asia. Appartenente alla famiglia delle Rutacee, viene da molto tempo coltivata in quei paesi per il buon profumo, il bel portamento e le fioriture che attirano moltissime api. Si presenta come un albero che può raggiungere dimensioni notevoli, con una crescita molto veloce nella prima fase, in cui arriva intorno ai 10 m e una più moderata nella seconda, arrivando anche intorno ai 20-25 m. La corteccia è di colore grigio, leggermente ruvida e dall’aspetto compatto, priva di scaglie. In corrispondenza dei rami si presentano alcune pieghe. Le foglie sono caduche e paripennate ellittiche con punta lanceolata, di colore verde intenso e dalla superficie liscia ed emettono un profumo gradevole. Il portamento è arboreo eretto con una chioma compatta e globosa che dovrebbe essere mantenuta con le potature ad almeno 2 m da terra, per dare un aspetto più armonioso all’albero. La fioritura avviene fra luglio e settembre e in condizioni favorevoli arriva fino a ottobre inoltrato, attirando moltissime api. I fiori sono piccoli, di colore bianco e ricordano in qualche misura quelli del sambuco, sono raggruppati in grappoli di 15-20 cm, distanziati di 2-3 cm, disposti su ramoscelli di colore rosso. I frutti sono rotondeggianti e stellati, con 4-5 semi per frutto, ed attirano i volatili, senza costituire fonte di cattivo odore quando cadono. Non sono adatti per l’alimentazione umana e non hanno un aspetto appetibile, in ogni caso non sono velenosi e non costituiscono un pericolo.
COLTIVAZIONE DELL’ALBERO DEL MIELE
La coltivazione dell’Albero del Miele è facile e non richiede molto impegno. L’Evodia Tetradium Daniellii si adatta facilmente ad ogni tipo di terreno, purché non siano presenti ristagni d’acqua e tollera bene il clima temperato. Non ha particolari problemi con gli inverni freddi, anche se le piante giovani temono il gelo ed è meglio proteggerle, soprattutto pacciamando le radici. Per la propagazione si utilizzano i semi, che sono molto vitali, se trattati in maniera opportuna. Questi germogliano solo dopo aver trascorso un periodo di freddo che serve per avere un’attivazione enzimatica del germoglio. È sufficiente tenerli in casa a 18-22 °C per un paio di settimane in vasi umidi, ma senza ristagni, in modo da simulare il termine della stagione calda, e poi trasferirle all’esterno in zone non esposte al sole, oppure in un ambiente non riscaldato come ad esempio una rimessa protetta dal gelo o un frigorifero. Una volta attivata la germinazione, le pianticelle crescono rapidamente e, sempre tenendole a riparo, vanno fatte crescere fino a 8-10 cm prima di poterle esporre ad un trapianto in terra. L’importante è che gli esemplari giovanissimi non siano esposti alla luce diretta del sole, e anche l’albero, una volta raggiunta la maturità apprezza le zone poco esposte ed in ombra. Una volta irrobustite le pianticelle, si possono trapiantare ma sempre a riparo dal gelo, cioè quando le notti superano di un po’ gli 0 °C e quando la temperatura lo permette si inizia ad annaffiarle ad intervalli regolari, senza però creare ristagni che farebbero imputridire le radici, piuttosto delicate in questa fase. Per il resto della vita dell’albero ci sono poche operazioni da fare, a parte nei primi anni, in cui si deve iniziare a dargli la forma eretta. La sua velocità di crescita nella prima fase dello sviluppo è considerevole, e raggiunge la prima fioritura intorno al terzo anno di vita il che lo rende molto appetibile per chi desideri impiegarlo per l’apicoltura. La potatura non richiede particolari attenzioni e si fa durante il periodo non vegetativo della pianta. Nei primi anni è sufficiente potare tutti i rami fino a due metri per ottenere un buon portamento, ed eventualmente si può aggiungere un tutore per evitare che si pieghi. Per quanto riguarda i trattamenti con antiparassitari e fungicidi non sono noti attacchi da parte di funghi o parassiti particolari in Italia, un notevole vantaggio per una pianta che è destinata a contribuire al ciclo del miele.
PROPRIETÀ & UTILIZZI DELL’ALBERO DEL MIELE
L’Evodia Tetradium Daniellii è nota per il suo buon profumo a cui deve il nome (eu=bene odia=odore) e il fatto che attira una gran quantità di api da miele durante la fioritura. Deve il successo in agricoltura grazie all’uso per la produzione del miele, con un rendimento per ettaro molto alto. Il miele prodotto con i fiori di questa pianta garantisce tempi utili di raccolta lunghi e quantità di nettare elevate, circa il doppio rispetto ad esempio alla Robinia, ed è di buona qualità con un sapore molto particolare. Il polline invece non è adatto per l’alimentazione umana ed è poco appetibile come sapore. Per quanto riguarda i frutti, non sono commestibili ma neppure invitanti e una volta a terra attirano uccelli, ma tendono a seccare senza lasciare sgradevoli residui o produrre cattivi odori, quindi difficilmente i bambini piccoli cercano di mangiarli.
IL MIELE DI EVODIA
Il miele di Evodia a causa del suo caratteristico odore e sapore spesso e volentieri non viene utilizzato per l’alimentazione umana ma bensì solo come alimentazione per le api. Generalmente il miele già presente nei melari viene smielato per fare spazio alla produzione di quello dell’Evodia che come già accennato viene lasciato come apporto nutritivo per le api in funzione dell’arrivo della stagione fredda e quindi per lo svernamento di queste ultime.