FRUTTI DI BOSCO: GUIDA ALLA COLTIVAZIONE

Il Lampone, il Mirtillo, così come le More, il Ribes, e l’Uva Spina rientrano nella famiglia dei frutti di bosco principalmente apprezzati dagli appassionati di botanica, dagli esperti agricoltori e dagli amanti del giardinaggio a 360 gradi. I frutti appena citati sono talmente ricchi di antiossidanti e sostanze nutritive importanti per l’organismo, da far venire voglia di coltivarli ogni anno. In questo modo, chi dispone di uno spazio attrezzato in giardino e anche chi adora abbellire il balcone di casa con delle piante a scopo ornamentale, può avviare una sana ed adeguata coltivazione. 

Pur non essendo difficile da mettere in pratica, il semplice fatto di far crescere, sviluppare e maturare le piante dei frutti di bosco maggiormente conosciuti nell’ambito dell’agricoltura è qualcosa da affrontare con parsimonia e tramite l’adozione di accorgimenti, tecniche e metodi in grado di rispettare la varietà di ogni singola pianta da frutto. Le procedure da seguire sono varie e richiedono un’attenzione altrettanto diversificata rispetto alle esigenze più disparate del cultivar. 

La coltivazione del Lampone, condizioni climatiche e terreno ideali

Appartenente alla famiglia delle rosaceae e sostanzialmente ricco di sostanze nutritivo, il lampone costituisce l’emblema per eccellenza dei frutti di bosco più amato dagli esperti agricoltori. Avviare una coltivazione è molto semplice, anche se la pratica richiede un adeguato senso di responsabilità ed il rispetto di una serie di accorgimenti riguardanti condizioni climatiche favorevoli, tipologie di terreni ideali ed altre considerazioni legate alla crescita di una preziosa quanto particolare specie di cultivar. 

Per crescere adeguatamente, la piantina di lampone necessita di essere posta a dimora in un terreno acido, ricco di sostanze organiche e che sia particolarmente resistente agli eccessi di umidità. Le zone semi-ombreggiate, non importa se all’interno di un vaso o nei pressi di qualche angolo del giardino, sono perfette per garantire alla pianta un percorso di crescita adeguato alle sue caratteristiche. 

Irrigazione e pacciamatura del Lampone

Prima di prendere in considerazione l’idea di coltivare il lampone è necessario chiedersi se l’area prescelta per la messa in dimora delle piantine sia o meno soggetta a periodi di siccità. Pur non avanzando pretese eccessive, la pianta di lampone abbisogna di essere innaffiata a sufficienza, magari mediante l’ausilio di impianti di irrigazione che sappiano restituire al terreno l’esatta quantità di acqua che occorre per assicurarsi una buona riuscita del raccolto. 

Da non sottovalutare sono anche i periodici interventi di pacciamatura, dal momento che permettono ad ogni singola piantina presente nel terreno di crescere in modo ordinato, difendendosi dal rischio di formazione di erba infestante che potrebbe incidere negativamente sul ciclo vitale del fusto e delle foglie. Per dare al lampone un adeguato ordine durante la crescita, è bene distribuire sul terreno della paglia filamentosa, alla quale aggiungere ad intervalli periodici dei modici quantitativi di letame organico, considerato il concime per eccellenza in grado di garantire uno sviluppo rigoglioso ed un raccolto abbondante. 

Le principali malattie del Lampone

Le principali malattie della pianta di lampone sono quasi tutti di natura fungina (botrite, oidio, didimella, etc), la maggior parte delle quali causate da ristagni d’acqua, eccessi di pioggia ed umidità e anche da una cattiva gestione del processo di irrigazione. Specie quando sono molto piccole, è bene proteggere le piantine dalle condizioni climatiche avverse più disparate, favorendo una costante e graduale esposizione solare, una ottimale copertura per le foglie in modo tale da ripararle dal freddo intenso e dalle improvvise folate di vento. 

Un discorso differente va affrontato, invece, per le malattie causate dalle infestazioni parassitarie (in primis quelle riscontrabili in presenza dell’antonomo del lampone e dei ditteri): in questo caso, è necessario applicare direttamente sulle foglie delle soluzioni a base di azadiractina o piretro ad intervalli periodici, per debellare qualsivoglia problematica di questo tipo. 

Coltivare i Mirtilli, clima e terreno indispensabili

La coltivazione dei mirtilli richiede invece la presenza di un clima freddo, o comunque caratterizzato da pochi periodi di caldo eccessivo. Non a caso, la stragrande maggioranza dei coltivatori di mirtilli opera a ridosso delle zone montuose, dove soprattutto l’afa della stagione estiva sopraggiunge in modo alquanto limitato. Pur non richiedendo particolari interventi di manutenzione, la pianta di mirtillo necessita di avviare e portare a termine il suo ciclo vitale (compresa fioritura e fase pre-raccolta) all’interno di un terreno piuttosto acido, che non soffra i ristagni d’acqua e che sappia ben difendersi dagli eccessi di umidità particolarmente dannosi per le foglie e i frutti. 

Irrigazione, concimazione e infestazioni parassitarie del Mirtillo

Come affermato in precedenza, il mirtillo soffre la siccità. Per questo motivo, un’irrigazione periodica e costante a base di acqua a temperatura ambiente capace di mantenere sempre ben inumidita la terra è auspicabile se si vuole ottenere un raccolto copioso alla fine della stagione. Non bisogna dimenticare che la pianta ha bisogno di un terreno acido e non basico. Intervenire mediante mirate procedure di concimazione da prendere in considerazione due volte all’anno è l’ideale per donare alla pianta tutto ciò che occorre per crescere e svilupparsi nella maniera corretta. Tra i concimi maggiormente utilizzati, meritano una menzione particolare i fondi del caffè ed il letame maturo.

Pur difendendosi bene dagli agenti patogeni causati dalla presenza di un clima non adatto alla crescita delle piante, sono diverse le infestazioni parassitarie alle quali sia il fusto, sia le foglie, possono andare incontro. Tra le più importanti, sono da citare quelle causate dagli afidi, dai lepidotteri e dai ben noti moscerini della frutta. Realizzare delle trappole alimentari, così come applicare sulle foglie sostanze atossiche a base di miscele anti-batteriche soprattutto la sera, è una buona abitudine per una coltivazione sana, duratura e proficua.

La coltivazione delle More

Tra gli innumerevoli frutti di bosco presenti in natura, le more rappresentano l’emblema per eccellenza dato il loro colore nitido e brillante, il loro sapore particolare e la loro destinazione d’uso eccezionalmente variegata, soprattutto in cucina. Le piante di more (meglio conosciute come rovi) possono essere coltivate sia in giardino, sia all’interno di vasi abbastanza capienti. Ciò che occorre come base per una giusta coltivazione è un terreno qualsiasi, meglio se acido e ben drenato. Attenzione all’umidità ed ai ristagni idrici. Una corretta irrigazione, seguita da una buona concimazione garantisce un raccolto a dir poco straordinario. 

Riproduzione, messa in coltura e concimazione delle More

La riproduzione delle piante di more avviene per semina o per talea, anche se la seconda alternativa è quella maggiormente presa in considerazione dagli esperti dell’agricoltura e della botanica. Anziché porre in dimora ogni singolo seme ed aspettare che questo germini è molto più interessante staccare delle foglie dal fusto e metterle in coltura all’interno del giardino o di un vaso abbastanza capiente, irrigando a sufficienza con un composto a base di acqua a temperatura ambiente e sostanze acidificanti. 

Per quanto riguarda la concimazione, la pianta di more non abbisogna di particolari interventi. Anche in questo caso, allo scopo di intensificare il raccolto, è bene concimare la terra che ospita le piante con del letame organico, oppure con della cenere, fonte naturale di azoto. 

La coltivazione del Ribes

Presente in natura attraverso differenti varietà quali il ribes nero, il ribes bianco, il ribes rosso e l’uva spina, la pianta di questo particolare tipo di frutto di bosco non necessità di chissà quali interventi straordinari per nascere, crescere e riprodursi nel modo corretto. Chiunque voglia avviare una coltivazione, deve però conoscere le basi attraverso le quali le piantine di ribes contemplano il loro ciclo vitale. Condizioni climatiche avverse ed eventuale presenza di terreno poco fertile possono compromettere lo stato di salute delle foglie e del fusto, nonché incidere in maniera fortemente negativa sul raccolto. 

Clima e terreno per il Ribes

Le piante di ribes di ogni singola varietà amano le zone montuose, più di quelle collinari o pianeggianti. In presenza di almeno 1200 metri di altezza sul livello del mare esprimono tutto il loro potenziale. Il clima ideale è quello freddo, caratterizzato dalla presenza di piogge frequenti e costanti tutto l’anno. La siccità è il nemico numero uno, soprattutto quando il ribes è appena nato o è stato da poco tempo posto a dimora all’interno del giardino. Un terreno per eccellenza, indispensabile per la coltivazione del ribes, può essere quello acido, ricco di sostanze organiche e di potassio, unica fonte di sostentamento per la pianta. 

Semina, talea e riproduzione del Ribes

Per riprodurre una piantina di ribes (non importa di quale varietà si tratti) si può agire in due modi differenti: la semina o la talea. La prima soluzione viene presa in considerazione poche volte, non solo perché i semi godono di una scarsa possibilità di germinare, ma anche a causa di un inutile allungamento dei tempi previsti per il raccolto in confronto a quanto sia possibile ottenere una nuova pianta attraverso la talea. 

É proprio questa seconda alternativa a dare ai coltivatori maggiori soddisfazioni. Durante la stagione autunnale, si staccano delle foglie dalla pianta madre e si mettono in acqua, aspettando che queste generino l’apparato radicale. La messa in dimora nel terreno deve essere graduale: le nuove piantine devono prima occupare un vaso di ridotte dimensioni, poi un angolo del giardino o un campo aperto. 

Coltivare l’Uva Spina, potatura, concimazione e irrigazione

Presente con maggiore frequenza all’interno di terreni posti ad alture elevate rispetto al livello del mare, le piante di uva spina richiedono complesse condizioni per essere coltivate nel modo giusto. Ecco perché la stragrande maggioranza degli appassionati pone a dimora nel terreno delle piante che hanno già raggiunto almeno i 30 centimetri di altezza.

In questo caso, per garantire al fusto un habitat naturale ed ottimale sotto ogni punto di vista, è bene scavare una buca profonda 50 centimetri, immergere le radici all’interno di un composto a base di terriccio, acqua e sostanze organiche e ricoprire il tutto con abbondante terreno, meglio se ben drenato. Così facendo, la ripresa del ciclo vitale della pianta di uva spina accelera in modo vertiginoso. Per quanto concerne la potatura, niente è di più semplice: per raggiungere i risultati sperati occorre eliminare i rami che hanno generato pochi frutti, favorendo lo sviluppo di quelli vigorosi. Tutto questo ad intervalli periodici. 

Analogamente a quanto avviene per le altre varietà di piante da frutti di bosco, anche l’uva spina accoglie alla grande ogni intervento di concimazione a base di letame e sostanze azotate. L’irrigazione, infine, deve essere costante ma non troppo abbondante. La pianta non tollera i ristagni idrici, nè le annaffiature frequenti, soprattutto in presenza di un clima particolarmente umido.